L'approccio globale

officina n° 21dicembre 2013

EDITORIALE

Come si insegna, come si impara una lingua?

Cosa proporre in classe, e perché?

 

Da quando ha iniziato a muovere i primi passi, venti anni fa, la nostra casa editrice cerca di fornire una risposta a questi interrogativi certamente familiari ai lettori, attraverso la riflessione sui risultati di ricerche attuali e passate, la sperimentazione in classe di materiali didattici, il confronto con colleghi e studiosi. Condividere la propria visione dell’insegnamento linguistico è un obiettivo che ALMA Edizioni persegue da anni, ormai anche grazie agli eventi formativi che ogni anno propone a centinaia di insegnanti presso centri museali in Europa e in Italia, fra i quali il MAXXI a Roma [1].

 

Proprio in occasione della giornata che si è tenuta al MAXXI nel 2012 e dopo anni di esplorazioni e scoperte, abbiamo voluto condividere per la prima volta un documento che sintetizzasse teorie, approcci, metodi, modi di essere e di agire in classe. Lo abbiamo, non a caso, chiamato Manifesto dell’approccio globale, dove per approccio globale si intende, per citare il Prof. Torresan - autore di alcuni interventi di questo numero - autenticamente comunicativo. Globale, perché mira ad abbracciare concetti apparentemente antitetici come corpo e mente, grammatica e lessico, lingua e comunicazione, sostegno e autonomia dello studente; perché fondato su pratiche che attivano (anche) la sfera mentale, emozionale, sensoriale, sociale e relazionale.

 

Nell’intervista a Carlo Guastalla e Ciro Massimo Naddeo, ideatori del Manifesto stesso e autori del corso di lingua e cultura italiana Domani, vengono esposti fondamenti e implicazioni dei principi dell’approccio globale, e si spiega come questi trovino attuazione nei percorsi didattici del manuale da loro proposto. Un esempio concreto di quanto illustrato è presentato nell’unità tratta da Domani e scaricabile nella sezione didattica.


Nell’articolo il Prof. Torresan illustra punto per punto il detto Manifesto, disponibile nella sezione extra: un documento che, integrando istanze provenienti da diverse discipline e concludendo (?) un lungo percorso inaugurato con l’avvento dell’era comunicativa, intende indicare attraverso un vero e proprio decalogo una serie di linee guida su come insegnare e apprendere in modo efficace. Torresan firma inoltre il secondo contributo di quest’ultima sezione, una mappa nella quale i dieci punti del Manifesto vengono messi a confronto con principi, teorie e metodi - distribuiti cronologicamente - che hanno segnato la storia della glottodidattica negli ultimi cinquant’anni e sono presenti in filigrana nel decalogo.

 

Auguriamo a tutti una proficua lettura e ricordiamo, a chi volesse inviarci i propri suggerimenti e le proprie osservazioni, che è possibile inserire commenti nell’omonima sezione in fondo alla pagina.

 

La redazione

 

 

[1] Per iscriversi all'evento "ALMA al MAXXI 2014", cliccare qui. Si ricorda che è necessario essere registrati al sito e che le iscrizioni per chi risiede in Italia verranno aperte il 15 gennaio.

 

 

I contenuti di questo numero di officina.it sono a cura di Paolo Torresan e della redazione di ALMA Edizioni.

 

Coordinamento: Euridice Orlandino.

 

Vignetta: Luisa Montalto.

 

ISSN: 2279-6401-01

INTERVISTA

Carlo Guastalla e Ciro Massimo Naddeo sono rispettivamente caporedattore e direttore editoriale di ALMA Edizioni. Lavorano da anni come formatori e autori di materiali didattici, fra i quali segnaliamo Domani, descritto nell’intervista che segue, e NUOVO Magari [1].

 

 

Intervista a Carlo Guastalla e Ciro Massimo Naddeo

di Euridice Orlandino (redazione di ALMA Edizioni)

 

 

L’approccio globale, focus di questo numero di officina.it, è il punto di partenza e di arrivo, l’alfa e l’omega di Domani, corso di lingua e cultura italiana in 3 volumi (A1, A2 e B1), sintesi compiuta della visione didattica di ALMA Edizioni.

 

In questa intervista i due autori si confrontano con noi sulle conclusioni cui sono giunti dopo anni di ricerca, produzione editoriale e sperimentazione nel campo dell’insegnamento dell’italiano, su come tali considerazioni si integrano nel corso da loro proposto e sulle formazioni-evento per insegnanti che da due anni ALMA Edizioni organizza al MAXXI di Roma con l’intento di condividere le proprie riflessioni sulla didattica del presente [2].

 

 

Di recente avete pubblicato l’ultimo volume del corso Domani. Da cosa è nata l’esigenza di realizzare un nuovo manuale?


Ciro Massimo Naddeo

Dalla volontà di proporre un testo che si differenziasse dagli altri manuali di lingua (non solo italiana) in commercio, proponendone uno che - sebbene accomunato per alcuni aspetti alla nostra produzione precedente - fosse radicalmente nuovo. Domani rappresenta la summa della nostra visione didattica.

Nel corso abbiamo recepito le indicazioni del Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue, ormai diffusamente accettate, con l’obiettivo però di realizzare un prodotto che si spingesse ancora oltre, fosse cioè innovativo, stimolante, creativo, con forti tratti distintivi.

 

Qual è dunque la vostra “visione didattica”?


Carlo Guastalla

Partiamo da un presupposto: tutto ciò che ci ha preceduti è una base imprescindibile per un insegnamento consapevole e in continua evoluzione. Teniamo quindi conto di quanto elaborato in ambiti di ricerca distinti ma correlati (linguistica, pedagogia, psicologia, neuroscienze), di approcci e metodi che hanno segnato la storia della glottodidattica dall’inizio del XX secolo a oggi. Si vedano, fra i tanti esempi, la centralità e l’autonomia dello studente, l’autenticità della lingua, le attività sulle collocazioni ispirate all’approccio lessicale di Lewis, la richiesta di confronto costante tra studenti secondo i precetti dell’apprendimento cooperativo e la teoria della zona di sviluppo prossimale di Vygotskij, i compiti che sviluppano il saper fare con la lingua sulla base delle raccomandazioni del Quadro Comune, la forte presenza di giochi, mirata fra le altre cose ad abbassare il filtro affettivo di cui parla Krashen, ecc. Ma abbiamo cercato di andare oltre.

 

Immagino vi riferiate, per l’appunto, all’approccio globale. Di che si tratta?


Ciro Massimo Naddeo

Abbiamo coniato questo termine perché ci sembrava rispecchiare alla perfezione il modo in cui intendiamo l’insegnamento. Immaginiamo uno studente di italiano (ma molto di quanto sosteniamo è valido anche in altri contesti di apprendimento): mentre è in classe assimila, in modo più o meno consapevole, una serie di elementi extralinguistici, elaborati dal suo cervello: gli odori della stanza in cui si trova, i rumori di fondo, i colori, le luci, le emozioni che prova lui o manifestano i compagni. In questo senso l’apprendimento va inteso come processo globale: attiva la sfera mentale, emozionale, sensoriale, sociale e relazionale, in una danza comunicativa multiforme che coinvolge corpo e mente.

Carlo Guastalla

Nell’approccio globale il lavoro sulla lingua non affronta unicamente gli aspetti morfosintattici, ma si concentra anche su quelli pragmatici, conversazionali, lessicali e socioculturali. Se in classe si lavora su una conversazione, per esempio, non si trascurerà l’analisi di elementi solitamente trascurati come i segnali discorsivi, ma anche del registro, dell’intonazione, dei turni di parola, delle pause, spesso di natura extralinguistica ma non per questo meno rivelatori dell’intenzione comunicativa degli interlocutori (tutt’altro!).

 

In cosa consiste la “danza comunicativa che coinvolge corpo e mente”?


Ciro Massimo Naddeo

In percorsi di apprendimento che immergono lo studente in un mondo fatto di lingua, ma non solo. Per noi è centrale la multisensorialità: attraverso le immagini, la musica e i giochi vengono coinvolti tutti i sensi, si attivano canali percettivi distinti e si viene incontro a stili di apprendimento diversi, necessariamente presenti in una classe. Quale insegnante non ha mai avuto in classe studenti sensibili/restii alla musica, o (s)contenti di disegnare, muoversi, lavorare con le immagini, ecc.?

Carlo Guastalla

Le attività di un corso dovrebbero alternarsi in modo da attivare ogni volta un tipo di attenzione diversa (uditiva attraverso brani audio, visuale attraverso esercizi incentrati sulle immagini, dinamico-spaziale attraverso il gioco...). L’insegnante, qualsiasi sia il suo contesto di lavoro, non può non tenere conto delle particolari attitudini, sensibilità, abitudini e strategie di apprendimento dei singoli allievi.

 

Da sempre il gioco riveste per ALMA Edizioni un ruolo fondamentale nell’apprendimento. Perché la dimensione ludica è così importante ai vostri occhi?


Carlo Guastalla

Il gioco è, se ben dosato in funzione del tipo di classe che si ha davanti, fonte di piacere, quindi di motivazione. Coinvolge la sfera affettiva ed emotiva dello studente, eliminando così ansia e stress e contribuendo a creare un ambiente piacevole e rilassato, condizione sine qua non per un apprendimento efficace. Tutti i percorsi didattici da noi proposti mirano a stimolare lo studente attraverso attività ludiche e creative che prevedono la collaborazione tra membri di una squadra, il movimento all’interno della classe e il ricorso anche a linguaggi non verbali (come il mimo). Tutto questo produce una dimensione creativa e vitale che restituisce agli studenti il piacere di imparare e ai docenti quello di insegnare.  

 

Una domanda di particolare rilevanza per i docenti che lavorano all’estero: in che modo pensate vada proposto l’insegnamento della cultura (italiana)?


Ciro Massimo Naddeo

Ribadisco che il nostro è un approccio globale alla lingua: per noi non c’è contrapposizione tra morfosintassi da un lato e cultura dall’altro. Vediamo la lingua come l’insieme degli aspetti che ogni volta entrano in gioco quando si comunica: aspetti pragmatici, conversazionali, lessicali, socioculturali. La relazione verbale e non verbale che si instaura tra un individuo e gli altri membri della comunità italofona, la competenza e la consapevolezza interculturale, sono fondamentali: lo studio della lingua va trattato considerando questa pluralità di elementi e rendendo lo studente consapevole di cosa implica l’inviare o il ricevere un messaggio in italiano. Insomma, per noi la cultura va intesa anche e soprattutto come un insieme di regole sociorelazionali utili per vivere e comunicare all’interno di una comunità. In Domani abbiamo proposto attività che vertono su modalità espressive, sociali e non stereotipate dell’essere italiani, generalmente ignorate nei livelli bassi (ad esempio l’imprecazione); abbiamo inoltre presentato aspetti sociolinguistici spesso trascurati: nella sezione dedicata ai saluti, per esempio, tutti i manuali per principianti indicano fin dalle prime unità “buongiorno” e “buonasera”, tuttavia quasi nessuno di essi fa capire allo studente in quale momento della giornata si smette di utilizzare la prima formula per passare alla seconda (curiosità che emerge quasi sistematicamente e in modo del tutto legittimo nelle classi di principianti).

Carlo Guastalla

Sempre per quanto riguarda Domani, oltre alla scelta di temi originali e attuali, cioè che illustrassero tendenze e stili di vita emergenti al di là di semplificazioni spesso presenti nei manuali di lingua, per noi era importante che la cultura non venisse relegata in riquadri separati dal resto, bensì apparisse nella trama stessa del percorso, proprio perché, come diceva Massimo, la lingua non si compone di strutture contrapposte e isolate dagli elementi culturali. Questa nostra visione si rispecchia non solo nella scelta dei temi, ma anche nel tipo di lingua che proponiamo come oggetto di analisi: una lingua non “preconfezionata”, nella quale il registro alto si alterna a quello basso, i segnali discorsivi abbondano e le conversazioni sono “disturbate” da rumori o da turni di parola non rispettati (cosa che succede non di rado in italiano!), o da accenti regionali.

 

Quali sono le altre differenze salienti tra Domani e gli altri manuali di italiano oggi disponibili?


Carlo Guastalla

Abbiamo voluto dare spazio a tecniche e strategie non convenzionali, proponendo per esempio percorsi didattici che permettessero allo studente di focalizzare gli obiettivi in modo progressivo. Le attività sono cioè composte da passi successivi, recepiti sì come impegnativi ma mai come troppo difficili per poter essere svolti. In questo modo, al termine di un percorso lo studente raggiunge una competenza a cui non avrebbe mai pensato di poter arrivare in così breve tempo.

Ciro Massimo Naddeo

Questo è uno dei punti sui quali ci siamo concentrati maggiormente: produrre attività che risultassero sempre fattibili, ma anche stimolanti e impegnative, mai scontate; e tutto questo senza dover rinunciare alla ricchezza della lingua. Gli input sia scritti che orali di primo acchito potrebbero sembrare difficili per un principiante (o quantomeno meno facili di quelli proposti in manuali equivalenti), ma non sono recepiti come impossibili dagli studenti, sia per le strategie descritte da Carlo che per il fatto che abbiamo adottato una sorta di narrazione a catena, nella quale nei materiali proposti tornano elementi (situazioni o personaggi) già noti allo studente perché protagonisti di altri testi nelle attività precedenti. Attraverso la ridondanza di elementi parzialmente conosciuti, frequenti ritorni al testo orale o scritto, l’attivazione costante di conoscenze pregresse e il rilancio continuo della motivazione, lo studente segue un processo di apprendimento impegnativo ma gratificante.

 

Di cosa si compone il corso completo?


Carlo Guastalla

Di un libro per lo studente - con unità divise in moduli, ciascuno appartenente a una macroarea tematica (geografia, arti, società e storia, lingua per il terzo volume) - un eserciziario integrato al manuale, che è inoltre corredato da un DVD ROM. Quest’ultimo contiene materiali multimediali come la versione animata del fumetto presente alla fine di ogni modulo, una canzone-karaoke, un cortometraggio (visionabile con o senza sottotitoli) e le relative attività didattiche, ecc.

Ciro Massimo Naddeo

Proprio perché volevamo adottare un approccio realmente multisensoriale e venire incontro a diversi stili di apprendimento abbiamo pensato di offrire vari tipi di supporto: filmico, canoro, testuale… Vorrei inoltre segnalare che esistono numerose risorse supplementari adattate alla progressione dei tre volumi di Domani e scaricabili gratuitamente previa registrazione al sito di ALMA Edizioni (www.almaedizioni.it): accedendo alla sezione riservata a Domani (disponibile qui previa registrazione), è possibile scaricare attività extra, calendari, percorsi didattici sui cortometraggi, esercizi interattivi, attività sul fumetto, glossari e test di ingresso e progresso. Si tratta di una sezione in continuo aggiornamento e, speriamo, di grande utilità per chiunque utilizzi il corso.

 

Avete espressamente parlato per la prima volta di approccio globale durante l’evento che ALMA Edizioni ha organizzato nel 2012 presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma (il MAXXI, straordinario centro museale progettato da Zaha Hadid): come sono strutturati questi eventi e che finalità hanno?


Ciro Massimo Naddeo

Proprio nel 2012 abbiamo deciso di proporre a cadenza annuale delle giornate gratuite di formazione e aggiornamento per insegnanti in contesti raramente associati al mondo della didattica dell’italiano, cioè in centri di ricerca e produzione artistica e urbanistica. Anche questa scelta rientra nella volontà di aprire la didattica dell’italiano a mondi radicati nella contemporaneità. L’evento che si tiene al MAXXI a Roma (ma non escludiamo di esplorare nuove sedi in futuro) è centrale perché grazie all’ampia capienza della sala convegni del museo e alle numerose attrazioni della capitale ci consente di attirare centinaia di docenti provenienti da tutto il mondo.

Carlo Guastalla

Nella prima edizione del 2012 abbiamo lanciato il “Manifesto dell’approccio globale” (vedi sezione "extra" di questo numero): sintetizza la nostra visione didattica in dieci punti, una sorta di decalogo e allo stesso tempo una dichiarazione di intenti. Durante le due giornate del 2013, invece, abbiamo “messo in scena” la storia delle teorie sull’apprendimento dall’inizio del XX secolo ai giorni nostri, allestendo uno spettacolo didattico interattivo per circa 500 partecipanti. Questi incontri sono un’occasione di scambio fruttuosa per tutti.

 

Cosa deve fare chi desidera partecipare al prossimo evento pur non potendo venire a Roma?

 

Ciro Massimo Naddeo

Può collegarsi in streaming al nostro sito e assistere in diretta all’evento, come hanno fatto migliaia di altri insegnanti da tutto il mondo.

Carlo Guastalla

Sul sito di ALMA Edizioni è inoltre possibile vedere in qualsiasi momento tutti i video delle scorse edizioni e scaricare i materiali correlati [2]. Chi invece fosse intenzionato a partecipare di persona può compilare il modulo di iscrizione che verrà inviato a tutti gli iscritti alla newsletter. Per riceverla basta registrarsi al sito.

 

Un’ultima domanda: quando si terrà il prossimo evento?


Ciro Massimo Naddeo

Il 28 e il 29 marzo, sempre al MAXXI a Roma. Anche in questa occasione interverranno formatori ed esperti di glottodidattica, saranno presentati materiali didattici autentici, si rifletterà su cosa fare in classe, sul perché e sul come, e i partecipanti verranno coinvolti in una successione di momenti dinamici, stimolanti e utili alla riflessione. Siete tutti i benvenuti!

 

 



[1] Domani (A1, A2, B1) fa parte dello stesso progetto di NUOVO Magari, corso di lingua e cultura italiana di livello avanzato (B2, C1/C2): i due manuali condividono la stessa metodologia e impostazione tematica. Possono quindi essere utilizzati in successione (Domani 1, Domani 2, Domani 3, NUOVO Magari 1, NUOVO Magari 2).
Il sito dedicato a NUOVO Magari  è disponibile qui.

 

[2] Per scaricare i materiali dell'edizione 2012 ("Dal metodo comunicativo all'approccio globale"), cliccare qui; per l'edizione del 2013 ("Alla scoperta dell'approccio globale"): qui. Attenzione: l'accesso alle risorse è gratuito, ma è necessaria la registrazione al sito di ALMA Edizioni (per registrarsi cliccare qui).

ARTICOLO

Paolo Torresan svolge attività di ricerca e formazione. Ha lavorato presso presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università di Lancaster, L’Università dello Stato di Rio de Janeiro e il Santa Monica College in California. Per ALMA Edizioni ha firmato Giochi senza frontiere (con Roberta Ferencich, 2005) e NUOVO Canta che ti passa (2013) e ha partecipato alla stesura di Domani 2 e 3 (2012). 

È responsabile didattico di officina.it. 

 

 

La struttura dell'approccio globale

di Paolo Torresan


 

Premessa


Il Manifesto dell’approccio globale (vedi sezione "extra") integra istanze che provengono da diverse discipline (come si evince dalla mappa disponibile nella medesima sezione), nell’ottica di rappresentare uno sviluppo di quella parabola comunicativa che cominciò nella didattica dell’inglese più di trent’anni fa.

In questo senso, l’approccio globale equivale a dire: approccio autenticamente comunicativo. Se ben si tengono fermi, infatti, alcuni punti di riferimento propri della stagione comunicativa, si aggiungono piste e suggerimenti che sono venuti maturando, appunto, in questo trentennio.

Il termine globale allude, quindi, a una visione di sintesi. Sintesi metodologica, prima di tutto, visto che gli autori sono lesson designer, ma altresì pedagogica: è l’intenzione di ricucire apprendimento e acquisizione, corpo e logica, lingua e comunicazione, grammatica e testo, io e gli altri, insegnante e studente, sostegno e autonomia, alla luce di quella esigenza di equilibrio e di armonia che uno tra i più fini interpreti della didattica umanistica rappresentava come la stella polare dell’insegnamento (Stevick 1990).

 

Le sezioni


Il manifesto si compone di 10 punti, e questi a loro volta si possono raggruppare in tre sezioni:

-        Apprendimento (1, 2, 3, 4)

-        Lingua (5, 6, 8)

-        Relazione insegnante-studente (7, 9, 10).

 

Sezione A. L’apprendimento

 

1

 

Gli autori manifestano l’esigenza di tenere in considerazione, nell’atto di selezionare e presentare materiale linguistico, la ‘periferia’ dell’evento comunicativo:


immersione totale all’interno di un mondo,

nella complessità della sua lingua ma anche nei suoi colori,

sapori, odori, nelle sue contraddizioni e nelle sue singolarità

 

L’attenzione al contesto, cara agli autori ALMA, pare sia un debito alla suggestopedia, per quanto l’inciso finale di questa prima proposizione, relativo alle contraddizioni e alle singolarità, faccia riferimento a quel mondo di valori (la cultura) che non ha avuto, a nostro dire, ancora una sistematizzazione chiara e consapevole in nessun metodo/approccio.

Vogliamo precisare a margine: la memoria – le neuroscienze ci insegnano – è rete di associazioni, e si nutre di dettagli (Sabatano 2004). Ciò che ricordiamo (e quindi ciò che impariamo) sono dettagli (sensazioni, pensieri, emozioni) collegati tra di loro; quindi, quante più sono le associazioni collegate a un ricordo, tanto più una traccia è stabile.

Possiamo, insomma, denominare questo primo punto come una dichiarazione del fatto che l’apprendimento sia sempre situato; maggiore è la ridondanza, maggiore è la ritenzione.

 

2

 

La seconda proposizione può essere vista come un corollario della prima: se è vero che la lingua è in contesto, occorre coinvolgere i sensi.

Di multisensorialità si parla in ambito psicologico da più di mezzo secolo; in ambito pedagogico, il tema era già stato al centro delle discussioni delle scuole attive di inizio 900 (in realtà, possiamo risalire a ritroso al concetto di educazione sostenuto da Rousseau), tra le quali spiccano le esperienze condotte da Maria Montessori.

 

coinvolgimento multisensoriale,

attraverso esperienze di apprendimento capaci di tenere costantemente

alta l’attenzione e di creare un percorso di studi sempre vario,

nuovo e ricco di interesse

 

Un concetto allargato di multisensorialità lo si ritrova, peraltro, in tempi assai più vicini a noi, nella teoria delle intelligenze di Howard Gardner.  

Il fatto di sottolineare, al termine della proposizione, l’importanza della varietà e della novità (due termini correlati, se non addirittura sovrapponibili) è in sintonia con il manifesto dell’insegnamento creativo, che in questo anno ha fatto discutere di sé nella didattica dell’inglese (Pugliese 2012).

In definitiva la seconda proposizione può essere ribattezzata come una dichiarazione dell’importanza della multisensorialità (in luogo di un insegnamento astratto o monosensoriale) e della divergenza.

 

3

 

Il punto 3 pare una ripetizione del precedente:

 

considerare e favorire i diversi stili di apprendimento,

attivando ogni volta un diverso canale percettivo e un diverso tipo di attenzione

 

se non fosse che il concetto di stile è più ampio di quello relativo alla multisensorialità.

Possiamo, per esempio, essere più analitici, riflessivi o più impulsivi e olistici.

C’è da dire che su questo punto il manifesto si smarca dall’ingenuità di un primo approccio comunicativo che privilegiava l’importanza del comunico-comunque, e in generale sacrificava le esigenze dello studente analitico e di quello introverso (il quale avverte un bisogno di stare con sé, di elaborare la lingua dentro di sé, che i suoi tempi vengano rispettati, che gli sia data l’opportunità di ritornare e sistematizzate quanto detto, compreso o analizzato).

Potremmo ridefinire questa proposizione come una dichiarazione delle differenze individuali.

 

4

 

Il quarto punto distacca l’importanza del corpo, inteso come sistema complesso di funzioni:

 

mettere al centro dell’apprendimento il corpo,

inteso come sistema integrato di funzioni

in cui piano cognitivo e piano sensoriale

sono strettamente correlati

 

Il focus sul corpo è implicito nei punti precedenti. Qui è distaccato presumibilmente data l’importanza che la dimensione fisico-pratica riviste nei processi di apprendimento. In ambito neuroscientifico è un punto su cui gli esperti concordano; muoversi è muovere la mente (Ratey 2000; Jensen 20052; Howard-Jones 2011).

Si pensi: il cervelletto, deputato al controllo motorio, posto nella parte posteriore del cervello, pur occupando un decimo del volume del cervello, contiene la metà di tutti i neuroni (Ivry, Fiez 2000). È complesso: 40 milioni di fibre nervose; 40 volte tanto, cioè, di quelle dell’altrettanto complesso nervo ottico. Tra il cervelletto e le altre aree c’è una fitta comunicazione di dati verso le altre aree del cervello (la maggioranza) e dalle altre aree verso lo stesso cervelletto (Middleton, Strick 1994); e si badi: molte di queste piste neuronali, su cui viaggiano le informazioni, sono le stesse che veicolano i processi di apprendimento.

Il quarto punto è dunque una dichiarazione dell’importanza della corporeità

 

 

Sezione B. La lingua

 

5

 

Il quinto punto annuncia:

 

porre l’accento sulla dimensione testuale della lingua,

nella convinzione che un testo contiene una miriade di elementi

significativi che acquistano senso unicamente nel momento

in cui vengono pronunciati o scritti

 

Con la stagione comunicativa la lingua non è intesa come un aggregato di parole, così come un elefante non è la somma di proboscide, zanne e fisico possente. La lingua piuttosto è organismo, nella forma della testualità; sistema altamente complesso, che si sovraordina alle parti. In altre parole, lessico e strutture ricevono una loro giustificazione all’interno dell’evento comunicativo.  

Vi si potrebbe aggiungere che una didattica autenticamente comunicativa si propone non solo di recuperare il testo come input, come oggetto di comprensione (il quale, nell’ottica di Krashen, da solo basterebbe per far acquisire la lingua, e quindi costruire la competenza), ma valorizza anche il testo come output, dal momento che, nell’atto di produrre un testo, lo studente mette alla prova la sua interlingua, ne saggia la tenuta, a fronte delle conoscenze grammaticali che possiede e misurando la distanza tra quanto prodotto e un testo realizzato dai nativi che vale come modello (Swain 1995).

Con buona pace per Krashen, l’input è condizione necessaria ma non sufficiente per acquisire una lingua; intendendo per acquisizione un possesso che si estrinseca anche mediante la comunicazione con gli altri.

 

6

 

Negli anni ’90 in ambito inglese Michael Lewis ha posto le basi dell’approccio lessicale. In realtà si tratta, più modestamente, di un appello a una rinnovata attenzione al lessico, inteso non come somma di lemmi (così come lo è un dizionario) ma come rete di significati che si attraggono allo stesso modo con cui si comportano gli elementi all’interno di un composto. Di conseguenza, la grammatica non è solo morfologia o sintassi ma è anche definita dal potere collante delle parole, che origina chunks, ovvero blocchi prefabbricati, nella forma di routine (Ciao ciao ciao a fine telefonata), di frasi istitituzionalizzate (Prego, si accomodi), di collocazioni, in genere (capelli castani), di modi di dire (in bocca al lupo), ecc.

 

Trattare lessico e grammatica

come categorie connesse in modo indissolubile,

in contrapposizione a qualunque visione atomizzante e divisionista della lingua

 

Ripetiamo: l’idea di Lewis non ha avuto modo di costruirsi come approccio, nonostante le intenzioni dell’autore, ma ha segnato comunque una via che, da allora, nessuno che si occupi di metodologia può fingere di non considerare.

 

8

 

La proposizione di cui abbiamo parlato sopra (6), vale a dire il legame lessico-grammatica, può essere vista come un caso particolare della proposizione 8, secondo la quale non si dà una grammatica ma si danno molte grammatiche, collegate le une alle altre.

 

affrontare la lingua come un sistema organico,

disegnando percorsi di studio che restituiscano in tutta

la loro pienezza la pluralità di elementi che ogni volta entrano in gioco

nella comunicazione (aspetti morfologici e sintattici, ma anche pragmatici, conversazionali, lessicali, socioculturali, interculturali)

 

Morfosintassi, lessico, fonologia, prosodia, analisi del discorso e più in generale testualità sino a quelle dimensioni invisibili che raggiungono i territori della psicologia e della sociologia, quali sono la pragmatica e la dimensione culturale, costituiscono la materia prima della riflessione linguistica (noticing).

Si dirà che è un recupero di istanze lontane; l’idea complessa di lingua è, in effetti, alla base dello stesso approccio comunicativo. Tuttavia il richiamo che fanno gli autori ALMA ci pare cada in terreno fertile anche oggi; l’esperienza ci dice come – più di quanto si possa essere portati a credere – in molte parti del mondo si continui a insegnare secondo sillabi grammaticali; ci si concentri cioè solo sulle strutture morfologiche, da testare periodicamente mediante test facili da somministrare e rapidi da correggere.

 

 

Sezione B. La relazione

 

7

 

Il punto 7 è densissimo:


sfidare lo studente ad elaborare ipotesi

attraverso modalità cooperative

che gli consentano di raggiungere livelli di competenza

inizialmente considerati inarrivabili

 

Le parole chiave sono: sfida, ipotesi, cooperazione.

In ordine.

Sfida. Il concetto richiama l’idea di scaffolding (impalcatura) introdotta in pedagogia da Bruner. Compito dell’allievo è aggredire (etimologicamente, andare verso) l’oggetto di apprendimento; l’insegnante può facilitare tale azione ‘aggressiva’, mediante l’allestimento di percorsi, che valgono a sostenere l’apprendente e a infondergli sicurezza. Se lo scaffolding è eccessivo, però, la sfida viene meno; i compiti possono risultare, agli occhi dell’allievo, ripetitivi e banali. In questo senso lo scaffolding ottimale è un q.b. – formula di cucina: quanto basta – vale a dire quel che basta per promuovere la voglia dell’allievo di cimentarsi da solo in nuovi compiti.

Ipotesi. Anziché applicare regole pre-confezionate, l’allievo può svolgere attività di scoperta della lingua (ipotesi), che gli permettono, una volta compreso un testo, di raffinare sempre più la propria conoscenza dichiarativa (cioè il fatto di sapere com’è fatta la lingua).

Cooperazione. L’allievo non è solo; può contare sull’appoggio dei compagni; è con loro e grazie a loro che produce lingua, risolve problemi, negozia significati, palesa idee, in una sola parola: impara. Alle spalle di ogni idea cooperativa, leggasi il concetto di zona di sviluppo prossimale di vygostkiana memoria: la “zona” è nient’altro che la relazione, e lo “sviluppo” è determinato dall’entrare stesso in relazione.

 

9

 

La proposizione 9 recita:


considerare lo studente

come il protagonista del processo di apprendimento

coinvolgendolo in prima persona nel ruolo di ricercatore/esploratore

 

Che lo studente sia al centro dell’apprendimento, è un refrain che si sente spesso dire, dagli anni 90 in poi. Ma se lui è il centro, chi occupa la periferia? L’insegnante?

La domanda è provocatoria: sottolineiamo come nell’ottica dell’approccio globale il centro non è né l’uno né l’altro, ma la relazione tra l’uno e l’altro.

Il ricordo va a Caleb Gattegno (padre del Silent Way), a detta del quale occorre che l’insegnante si avveda delle potenzialità cognitive di chi gli sta davanti (“lo studente sa molto di più di quello che tu pensi lui sappia”); consideri l’errore come una molla e non come un ostacolo (“un dono fatto alla classe”) e consenta libertà nell’accesso ai/elaborazione dei significati di un testo (“occorre liberarci dalla tirannia della risposta corretta”).  

 

10

 

 Una finestra aperta, così è l’ultimo punto:

 

restituire all’insegnante il piacere dell’insegnamento


C’è la consapevolezza che la motivazione sia un costrutto dinamico e complesso (cambia nel tempo ed è sensibile a molti fattori), e soprattutto che non riguardi solo lo studente ma anche il docente.

Quali azioni è possibile promuovere per sostenere la voglia di insegnare da parte di chi insegna? Nel nostro intervento video alla giornata ALMAXXI 2013 (disponibile qui) abbiamo suggerito un modello divergente mirato a rivitalizzare la pratica docente: la didattica come trama.

 

 

Riferimenti bibliografici


Howard-Jones, P., Introducing Neuroeducational Research: Neuroscience, Education and the Brain from Contexts to Practice, Routledge, London, 2009.

Ivry, R., Fiez, J., “cerebellar Contributions to Cognition and Imagery”, in M. Gazzaniga (ed.), The New Cognitive Neurosciences, MIT Press, Cambridge, Massachusetts, 999-1011, 2000.

Jensen, E., Teaching with the Brain in Mind, Alexandria, Virginia, Ascd, 20052.

Middleton, F.; Strick, P., “Anatomical Evidence for Cerebellar and Basal Ganglia Involvement in Higher Cognitive Functions”, Science, 266, 458-461, 1994.

Pugliese, C., “Manifesto for Creative Teaching”, Humanising Language Teaching Journal, 14, 6, 2012.

Ratey, J., Spark: The Revolutionary New Science of Exercise and the Brain, Little, Brown and Company, New York, 2008.

Sabatano, C., Come si forma la memoria, Carocci, Roma, 2004.

Stevick, E., Humanism in Language Learning. A Critical Perspective, Oxford University Press, Oxford, 1990.

Swain, M., “Three Functions of Output in Second Language Learning”, in G. Cook; B. Seidhofer (eds.), Principles and Practice in Applied Linguistics: Studies in Honour of H. G. Widdowson, Oxford University Press, Oxford, 125-144, 1995.

 

DIDATTICA

Una notte a Roma


Percorso didattico tratto da Domani 1

 

Proponiamo ai lettori le attività didattiche che formano l’unità 4 di Domani 1 (livello A1), il corso di lingua e cultura italiana che mette in pratica i principi dell’approccio globale (vedi sezione "intervista").

 

Per scaricare i materiali necessari allo svolgimento delle varie attività, cliccate sulle parole sottolineate:

 

- unità 4 di Domani (PDF)

- brano audio

- appendici

 

Qui di seguito il lettore trova inoltre la descrizione degli obiettivi e le istruzioni utili agli insegnanti per lo svolgimento in classe delle varie attività del percorso.

 

1. Introduzione


Ha un duplice obiettivo: presentare il tema dell’unità (sia quello culturale che quello comunicativo) e porre le basi per lo svolgimento delle attività successive da parte degli studenti. Vengono qui proposti alcuni tipi di alloggi in cui un turista può scegliere di passare la notte e sono incluse sistemazioni non convenzionali, come  il convento.

 

2. Leggere


La sequenza è pensata per far sì che gli studenti si confrontino con un testo complesso, il primo del corso propriamente definibile tale, senza provare senso di frustrazione. Si ritiene infatti il primo compito del tutto fattibile: si tratta di inserire negli spazi uno dei luoghi presentati nell’introduzione. Diversi indizi guidano verso la soluzione più appropriata: l’obiettivo sarà raggiungibile anche se lo studente non leggerà l’intero testo, avrà saltato molte parole non note, o si sarà sforzato solo di capire quale parola inserire. Al termine dell’attività si sarà infatti confrontato con il testo, senza ansie. Nel punto successivo avrà tutto il tempo per tornarvi su, rileggerlo e “digerirlo”.

 

3. Analisi grammaticale


Si tratta di un’analisi del presente indicativo regolare attraverso un gioco a coppie, da far svolgere sulle appendici scaricabili in questa sezione.

 

4. Ascoltare


Il primo compito mira a far sì che gli studenti si confrontino con un testo orale che presenta una lingua complessa, ancora una volta senza timori. Si richiede di indicare chi sono le persone che parlano, tutte già conosciute: la ragazza che ha scritto l’e-mail precedente insieme al proprio compagno e la suora che ha risposto. I compiti successivi servono a riascoltare e migliorare la capacità di comprensione.

 

5. Analisi lessicale


Qui si colgono le suggestioni dell’approccio lessicale di Michael Lewis. Con l’inserimento di uno spazio bianco si chiede allo studente di fare uno sforzo supplementare, di portare ancora oltre il suo sviluppo linguistico. Nel caso il compito fosse considerato troppo difficile, raccomandiamo la collaborazione tra studenti, per fare in modo che ogni discente possa accedere a quelle conoscenze e competenze che da solo, come avrebbe detto Lev Vygotskij, non avrebbe potuto raggiungere.

 

6. Gioco


Questo gioco semplice mira a presentare  gli aggettivi di nazionalità. Rappresenta, nell’economia dell’unità, un momento di “leggerezza”: gli studenti giocano con colori, quadri, immagini, immergendosi in un’atmosfera spensierata. Si dimentica quasi che si sta studiando una lingua!

 

7. Analisi grammaticale


L’analisi chiude il tema degli aggettivi di nazionalità, chiedendo però a ciascuno studente di aggiungere del proprio, secondo il principio per cui ogni individuo costruisce la lingua a lui più utile.

 

8. Esercizio


All’ultimo punto figura un gioco riassuntivo, da svolgere in coppie. Gli studenti dovranno modificare una parte della conversazione (tratta dall’ascolto precedente) in base ad alcuni elementi scelti. Potrebbe sembrare un esercizio meccanico. Non è così: non solo ogni interprete dovrà effettuare delle sostituzioni nel discorso in base alle proprie scelte, ma dovrà anche formulare delle risposte a seconda di quanto detto dal compagno. Si tratta dunque di una vera interazione strategica, che si inserisce a pieno titolo in una didattica comunicativa.

EXTRA

L’approccio globale: ispirazioni


di Paolo Torresan

 

Al link indicato sotto i lettori possono scaricare una mappa orientativa (e non esaustiva) che contiene riflessioni e concetti che costituiscono la “filigrana” dell’approccio globale: idee sviluppate da neuroscienziati, psicologi, linguisti, pedagogisti ed esperti di metodologia a cui gli autori del Manifesto (anch'esso disponibile in questa sezione), si sono ispirati.

 

 

 

 

Per scaricare la mappa, cliccate qui.

Il Manifesto dell'approccio globale è disponibile qui.