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Riflessioni sul lessico nella classe di lingua
Lessico. Insegnarlo e impararlo di Alessandra Corda e Carla Marello è un testo utile per l’insegnante di lingua a stranieri e una risorsa cui attingere quando ci si pone il problema, abbastanza diffuso, del lessico e di come intenderlo all’interno della pratica didattica. Il punto di vista delle autrici è che sia l’insegnamento grammaticale tradizionale che gli attuali metodi comunicativi per ragioni diverse trascurano il lessico, mentre questo avrebbe bisogno di attenzione esplicita durante la lezione di lingua.
La peculiarità del volume sta nel porsi obiettivi diversi: offrire spunti teorici, attività di riflessione che l’insegnante può svolgere durante la lettura del testo, e proposte di lavoro per gli studenti. Sono inoltre apprezzabili l’utile glossario e la cura dedicata alle soluzioni delle attività e proposte di lavoro, poste in fondo al volume: le risposte sono argomentate, fanno pensare e creano occasioni di confronto.
Il primo capitolo, “Dal punto di vista di chi impara: l’apprendimento del lessico”, si concentra sulle difficoltà di imparare parole nuove e sui fattori che influenzano l’apprendimento sia in senso positivo che negativo. Una prospettiva, se non inedita, comunque poco frequentata e che sarebbe interessante sviluppare magari con ricerche ed interviste a studenti di provenienza diversa. Il secondo capitolo, “Dal punto di vista di chi insegna: l’insegnamento del lessico”, discute la distinzione fra vocabolario ricettivo, produttivo e potenziale, passa in rassegna i vari criteri di selezione e presentazione del lessico e sosta su due aspetti cui le autrici sono particolarmente sensibili: si apprende meglio se si impara “a dedurre il senso dal contesto” e “facendo altro”. Come si legge in una vera e propria dichiarazione teorica nell’introduzione al volume: “Crediamo che il lessico si apprenda nel modo più efficace in rapporto a una situazione specifica, e che quindi vada insegnato in modo contestualizzato, magari facendo altro (…). Le parole nuove si imparano leggendo, scrivendo, ascoltando e parlando, ma soprattutto facendo in modo che i compiti proposti siano motivanti e coinvolgenti”. Negli ultimi due capitoli, infine, troviamo indicazioni per un uso appropriato e efficace del dizionario nell’insegnamento del lessico e una serie di esercizi da proporre in classe, divisi in due macro-aree: attività per introdurre parole nuove e per il consolidamento delle conoscenze.
Tra i tanti spunti e riferimenti teorici offerti dalle autrici, vi sono tre aspetti che possono orientare l’insegnante di lingua nella pratica:
1. Secondo le autrici è importante aver chiaro che non tutto il lessico con cui lo studente viene a contatto può essere usato subito nella comunicazione. Le ricerche dicono che imparare una parola per usarla quando serve è difficile più o meno il doppio che impararla ricettivamente (vedi nel testo la distinzione tra vocabolario ricettivo, produttivo, potenziale). Sarebbe dunque inutile insistere con liste di parole da riprodurre ed esercizi correlati: il processo di acquisizione avviene con tempi e modalità più complessi. Meglio, soprattutto nelle prime fasi, esplicitare questa teoria agli studenti e proporre in misura maggiore attività ricettive (letture e ascolti) stimolando la consapevolezza e la capacità di riflettere sul proprio modo di apprendere e di memorizzare parole nuove. Invece, notano le autrici, docenti e studenti assumono in modo implicito che il vocabolario vada imparato tutto quanto in modo produttivo e i manuali sostengono questa visione, con un carico eccessivo e forse inutile di lavoro. Va detto che dall’uscita del testo (nel 1999, e poi riedito, per altro editore, nel 2004) di Corda e Marello non sono passati molti anni ma importanti passi avanti sono stati fatti nella direzione auspicata dalle autrici sia dal punto di vista dell’editoria che della ricerca.
2. Nel testo si sostiene che è meglio imparare e insegnare il significato delle parole nuove secondo il contesto in cui le incontriamo. Ciò comporta, com’è ovvio, che gli studenti vengono a contatto con un significato particolare e non con tutti i significati delle parole. È così, secondo le autrici, che si apprende naturalmente una lingua, a poco a poco, e l’esposizione ai testi permette di acquisire lessico nuovo e consolidare ciò che si è imparato in precedenza. Inoltre, se siamo d’accordo che ciò che ha più ha valore è la costruzione progressiva di senso in una lingua nuova, le parole assumono tanta più pregnanza quanto più sono legate ad obiettivi e compiti motivanti. Dunque, più che le indagini sulla famosa “motivazione” ad apprendere (che rimane sempre un po’generica, astratta) sono utili tutte le attività che coinvolgono gli studenti in prima persona e li spingono a prendere decisioni.
3. Un principio generale molto invocato nel testo di Corda e Marello è l’autonomia dello studente. Si fa notare che quanto più l’apprendente viene messo di fronte alla propria capacità di gestire la nuova lingua tanto più progredisce. Venendo al lessico, si consiglia di insegnare esplicitamente le strategie di deduzione che favoriscono la comprensione dei testi così come quelle di compensazione, che permettono di comunicare pur non conoscendo la parola esatta. Tutto ciò, pur riconoscendo la difficoltà di proporre queste strategie agli adulti, che magari hanno già imparato altre lingue straniere con metodologie diverse e si aspettano la riconferma di procedure note. Anche se oggi, dopo il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, il concetto di autonomia dell’apprendente dovrebbe essere condiviso e sostenuto - ed infatti compaiono nei manuali parti in cui lo studente è invitato alla riflessione sulle sue abilità - secondo Corda e Marello molto resta da fare in questa direzione a livello pratico, per un lavoro in classe più orientato allo scopo e che coinvolga lo studente al punto da stimolarne la presa di iniziativa. Alessandra Corda, Carla Marello, Lessico. Insegnarlo e impararlo, Guerra, Perugia 2004 (precedentemente uscito come Insegnare e imparare il lessico, Paravia/Sciptorium, Torino 1999)
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